martedì 16 aprile 2013

L’ALLEGORIA DELL’AMORE E DEL TEMPO - ARTE E SEGRETI DI UN MITICO DIPINTO - I PARTE

 
Spesso l’Arte ama nascondere pensieri… messaggi… segreti…
che solo pochi poi riescono a notare e comprendere
in modo completo.
 
Questo, nella Storia dell’Arte,
è proprio uno dei dipinti più emblematici in questo senso…
 
 
Jean-Baptiste Oudry, Allegory of Europe, 1722
 
 
In verità ciò, a mio parere, non vuol dire
che bisogna conoscer tutto lo scibile umano
per comprender un'opera d'arte
ma solo che ci sono tante letture
quante sono le nostre capacità di comprensione
dello spirito dell'autore e del mondo reale ed artistico
in cui l'opera nasce.

 

 

 

 

 

L’ALLEGORIA DELL’AMORE E DEL TEMPO

- ARTE E SEGRETI -

 

I PARTE

 

 

Agnolo Bronzino - dipinto da ignoto

 

 

In questo post analizzeremo questo famoso dipinto "manierista" che nasconde, dietro la fantastica ed abbagliante molto, ma davvero molto…, molto altro…
 
 
Ogni immagine che vediamo nel dipinto infatti non è per nulla casuale… ma ci lancia in modo evidente una serie di messaggi… per la verità non tutti, e non del tutto, decifrati… o decifrabili... 
 
 
Iniziamo dunque, grazie a quest’ampia analisi del Solimano, ricca anche di accenni storici e mitologici, ad approfondire quello che il Bronzino ci vuol dire…
 
 
Tony Kospan
 
 
 
 
 
L’Allegoria dell’Amore e del Tempo  

 

 
Il quadro più celebre di Agnolo Bronzino è "L’Allegoria dell’Amore e del Tempo", attualmente esposto alla National Gallery di Londra.
Fu eseguito attorno al 1546, ed immediatamente mandato da Cosimo, duca di Firenze, a Francesco, re di Francia.
E’ certamente una allegoria, il titolo che ho riportato è quello più diffuso.
 

Così ne narra il Vasari: "Fece un quadro di singolare bellezza, che fu mandato in Francia al re Francesco, dentro il quale era una Venere ignuda con Cupido che la baciava, ed il Piacere da un lato e il Giuoco con altri Amori, e dall’altro la Fraude, la Gelosia et altre passioni d’amore".
C’è qualche inesattezza, ma è comprensibile, il Vasari scriveva a memoria, il quadro era già in Francia da diverso tempo.
 
Se si dovesse scegliere l’emblema del manierismo maturo non c’è alcun dubbio, sarebbe questo quadro, considerato da molti un’opera di sensualità affascinante, ed il re di Francia lo gradì soprattutto per questo motivo, come ben sapeva quella volpe di Cosimo de’ Medici.
 
 

 
Ma è proprio così?

 

 

O, per meglio dire, è solo così?
Nel particolare che inserisco si vede un putto bellissimo che va spargendo petali di rose: è il simbolo del Piacere, su questo sono tutti d’accordo, fin dal Vasari, ma chi è la fanciulla assai bella – di una bellezza diversa – il cui volto si vede a fianco del putto?Il grande Erwin Panofsky ha dedicato alcune delle sue pagine più belle a quest’opera.
Racconto quale è la sua interpretazione, oggi quasi* (nota di Tony Kospan) universalmente condivisa.
 
 
 


Il Piacere (partic.)
 
 

La fanciulla il cui bel volto sbuca dietro il putto, è piuttosto strana, se si cerca di guardarne il corpo, che in parte si nasconde sempre dietro il putto, e non è un caso. Perché la bella veste verde che indossa è in parte sollevata, ed appare un corpo squamoso, da pesce o da rettile. Più in basso, compariranno delle zampe con artigli ed anche una lunga coda. In una mano tiene un favo di miele, nell’altra cerca di nascondere un piccolo animale venefico. Non solo, a ben guardare le due mani sono scambiate: la destra è una sinistra, e la sinistra una destra.
Qualche critico, fermandosi alla pelle squamosa, ha ritenuto che fosse una Arpia, ma sono le mani, a svelare l’identità: la mano cattiva che offre il dono, la mano buona che nasconde il veleno: una duplicità vertiginosa.
E’ la Frode (anche l’Inganno o l’Ipocrisia, secondo gli iconologi del ’500), la cui caratteristica fondamentale è proprio la duplicità: per questo il viso è bellissimo ed il corpo orribile, per questo le mani sono scambiate, per questo non sta in primo piano, ma si nasconde dietro al putto, che è il simbolo del Piacere e del Gioco.

Proprio negli anni in cui opera il Bronzino si diffonde il gusto dei labirinti: grafici, scolpiti, realizzati nei giardini, quasi a significare la perdita di senso, la difficoltà di trovare una risposta univoca: la Frode è una moderna Sfinge, più insidiosa di quella che incontrò Edipo.



 

L’inganno (partic.)
 (la fanciulla dietro al putto… guardate le mani n.T.K.)

 

 

Se si esamina il particolare in basso a destra del quadro del Bronzino, si scoprono altri aspetti di cui alcuni inattesi.

Non lo è il pomo nella mano (splendida!) di Venere, un dono che la dea intende offrire ad Amore o Cupido (si badi, è suo figlio, in quasi tutti i miti, e quindi c’è pure il coté incestuoso); tiene il pomo in modo che Cupido lo veda – però con l’altra mano tiene una freccia, che Cupido non può vedere, ma di ciò poi.

Si intravedono anche parte delle gambe della dea, che è di una bellezza non so dire se divina o diabolica, ed il Bronzino a questo voleva portarci, ad una ammirazione tanto forte quanto turbata.

 

 

 

Pomo, Gambe della dea e maschere (partic.)

 

 

Si vede che il putto ha una cavigliera ornata con campanelli, un motivo dell’antichità ellenistica che rimanda al Piacere ed al Gioco.

Si intravedono anche le zampe con gli artigli della bella fanciulla, la Frode, e la sua lunga coda, simile, diremmo noi, a quella di un enorme serpente a sonagli, che presumibilmente il Bronzino non conosceva (ma che strano, sonagli-campanelli!).

 

- Continua -

 

Autore testo Solimano – Impaginazione e presentazione di Tony Kospan

 
 
 

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