lunedì 28 maggio 2012

LA STORIA DELLA BAMBOLA... DALL’ARGILLA A… BARBIE



IL GIOCATTOLO PIU' ANTICO?

  

LA BAMBOLA!










PICCOLA STORIA DELLA BAMBOLA
DALL’ARGILLA A… BARBIE
  
 
 
 
 
 



Immagine antropomorfa, replica più o meno fedele dell’uomo, la bambola inizia la sua vicenda storica nella notte dei tempi e fin dall’antichità non manca di ispirare filosofi e poeti.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Per Callimaco, ad esempio, nell’"Inno a Cerere", rappresenta l’emblema della fragilità  umana e la vicenda del protagonista consumato dalla fame insaziabile è paragonata a una bambola di cera che si scioglie al sole.
Plutarco, invece, esprime il dolore per la perdita della giovane figlia Timoxena attraverso la contemplazione delle sue bambole, ricordando i giochi della giovinetta e le cure che dedicava loro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il gran numero di bambole trovato nelle sepolture di bambine o giovinette, fin dall’epoca preistorica, fa pensare che si trattassero proprio di giocattoli e non di figure di culto, come in un primo tempo si pensava.
Molte dovevano essere fatte di stracci, come le nostre in lenci, altre in terracotta.
Più spesso in legno o avorio, con gli arti snodabili, connessi con filo metallico o perni in osso.
I particolari sono curatissimi, anche nella resa delle dita delle mani e dei piedi, fin nelle unghie.
E inoltre pettinate all’ultima moda. Talvolta vi è anche il corredo della bambola.










 
 
 
Per le fanciulle greche, poi, il passaggio dalla pubertà all’altare diventava tale con la consacrazione delle bambole ad Artemide: si trattava di un rito che simboleggiava la rinuncia al gioco, quindi all’infanzia e alla verginità, e veniva scandito da cerimonie solenni durante le quali le bambole e i loro corredi, unitamente agli altri giocattoli, venivano offerti alla dea.
Modellate in argilla o costruite in legno con gli arti snodati o in altro modo... le bambole nell’antichità facevano anche parte dei corredi funebri: ne sono state trovate infatti sia accanto a mummie egiziane che nei sarcofagi romani.
Erano ancora di pezza o di legno nel Medioevo ma nel Rinascimento, con il raffinarsi delle arti, anche le bambole conquistano eleganza e raffinatezza.


Eleonora d’Aragona, duchessa di Ferrara e moglie di Ercole I, acquistò e inviò a Milano ad Anna Sforza, fidanzata undicenne di suo figlio Alfonso d’Este, una bambola con tutto il suo corredo contenuto in cassette e forzieri foderati internamente di seta.

Gli abiti erano opera nientemeno che del primo sarto di corte, Tommaso da Napoli, che realizzò per l’occasione vesti in velluto, damasco, taffettà e broccato d’oro, un tessuto che solitamente era riservato alla confezione dell’abito nuziale delle grandi dame.




Anche presso la corte di Francia, nazione destinata poi a diventare capitale del giocattolo, c’erano usanze simili.
Nel 1571 la duchessa Claudia di Lorena ordinò le bambole più eleganti di Parigi per donarle alla figlia, appena nata, della duchessa di Baviera.






Nel fasto delle corti europee seicentesche le bambole, considerate doni eccentrici e oggetti di lusso, continuano a incuriosire soprattutto gli adulti e divennero le protagoniste anche di capricci "regali".





Il futuro Luigi XIII si divertiva così tanto con tali balocchi che ne ricevette in dono una carrozza piena: rigide e imbustate in corsetti steccati, incorniciate da pesanti gorgiere così come dettava la moda del tempo, quelle bambole erano destinate a suggerire i continui balli e ricevimenti che si susseguivano a corte sancendo il connubio tra bambole e moda, l’una ideale messaggera dell’altra.


 


Nel XVIII secolo la bambola ha ormai acquisito identità e caratteristiche che ne fanno un oggetto del tutto autonomo.
Legata indissolubilmente alla moda, diviene manichino per provare le sontuose toilette, le acconciature e i gioielli in quelle corti ove i dettagli dell’abbigliamento devono essere ben studiati e dosati.




Ma è l’Ottocento il secolo d’oro di queste creature tanto affascinanti.
Passata la Rivoluzione Francese e tramontato l’Ancien Régime, la produzione delle bambole subisce il processo di industrializzazione in perfetta sintonia con le esigenze dei "tempi moderni".

bambole tipo lenci


E così vengono impiegati nuovi materiali, quali il biscuit e la porcellana lucida, soprattutto per la realizzazione della testa.
Grazie alla lavorabilità della porcellana, infatti, è possibile raggiungere effetti di grande raffinatezza soprattutto nei particolari della decorazione del volto.


bambola in bisquit



La finitura con uno strato di vernice lucida steso prima della cottura, infatti, dà ai loro visi quella lucentezza che le caratterizza ancora oggi e che, unitamente al gusto del dettaglio nella scelta di accessori raffinati come gioielli, guanti e cappelli, le rende veri e propri oggetti da collezionare: esse portano con sé tutto il fascino e l’atmosfera magica di un nostalgico passato che sono, in fondo, l’essenza stessa della bambola.








bambola in bisquit  Francia 1880



Bambola americana dei primi del ’900



Contese a suon di milioni nelle numerose aste internazionali tra i collezionisti sparsi in tutto il mondo, le bambole, specialmente quelle antiche prodotte tra l’inizio del XIX secolo e i primi anni del XX, sono oggetti misteriosi il cui fascino è tuttora fonte di interminabili e dotte disquisizioni.

Infine è da ricordare che in una stradina della  vecchia Napoli esiste un vero e proprio Ospedale per bambole rotte...








LA BAMBOLA OGGI


L’ESPLOSIONE DI BARBIE LA BAMBOLA CULT
DEGLI ULTIMI 50 ANNI
 La bambola più venduta al mondo, vera icona di più generazioni di bambine e non, nasceva infatti il 9 marzo del 1959 negli Stati Uniti dalla casa di produzione di giocattoli "Mattel" e da subito fu un successo planetario.
 Barbie è diventata il simbolo del glamour, con i suoi accessori sempre alla moda e la possibilità di cambiare look a secondo delle tendenze, immersa nel suo mondo perfetto, sempre sorridente.




 Nell’universo "Barbie" è stato sempre presente il fidanzato storico Ken, ma negli ultimi anni è sparito a favore di una immagine più aggressiva, da single rampate, della bionda.
E come non ricordare i cavalli sempre bellissimi o le "sorelle" di varie razze e colore per cercare di espandere sempre più la bambola in giro per il mondo.
La storia della bambola…
continua… e continuerà…





CIAO DA TONY KOSPAN




DA VARI SITI  WEB – COORDIN. LIBERO ADATTAM. E IMPAGIN. ORSO TONY









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SCALINATELLA LONGA LONGA – LA STORIA L’ATMOSFERA LA MAGIA LA CANZONE







Questa è una delle prime canzoni della mia memoria…




Ero ancora bambino.. ma quel canto dolce e suggestivo…

mi incuriosiva… e mi costringeva a pensare… ad immaginare…

questa lunga ma stretta scalinata….

come sospesa nell’aria… nella fantasia…


Poi crescendo capii il resto della canzone…

e l’innamoratella…A bocca aperta











MUSICHE ED ATMOSFERE DI UN TEMPO
a cura di Tony Kospan







SCALINATELLA (LONGA LONGA)

Bonagura – Cioffi



La canzone, il cui titolo è sì Scalinatella…

(ma è notissima con l’aggiunta di “Longa Longa”)

è del 1951… e come di consueto

ecco alcune immagini che ci riportano

all’atmosfera di quell’anno…




037f_1.jpg image by ventodelsud








Fausto Coppi al Giro d'Italia del 1951





La Ferrari nel 1951








A mio parere questa è una canzone più suggestiva e dolce

che poetica…

(a confronto con le grandissime liriche della

CANZONE CLASSICA NAPOLETANA)

ma la semplicità e la suggestione della ripetuta rima in “ella”

insieme ad una musica dal ritmo morbidissimo…

crea un effetto che ti penetra nel profondo…

e da qui penso il motivo del suo immenso successo…










Ma dov’era la scalinatella della canzone?


Secondo alcuni essa è a Capri perché l’autore, Bonagura,

in quei giorni era a Capri… e quindi…









Secondo altri…

che si basano sulla dichiarazione di Roberto Murolo…

è invece a Positano…

dove in effetti la spiaggia è raggiungibile a piedi

percorrendo la stradina principale

o una “Scalinatella longa, longa, longa…”

così come citata nella celebre canzone,

che conduce al mare in pochi minuti.








Conoscendo entrambe le località…

mi sembra più verosimile l’ipotesi Positano…

che è una cittadina letteralmente abbracciata

al costone della Costiera Amalfitana…



Va sa da sé che sono tutte e due

delle località davvero… mitiche…








Ma ecco, per gli appassionati, come nasce la canzone con le parole dello stesso Bonagura:



“Andavo a casa di Cioffi una sera, a piedi, ero giovane e mi piaceva camminare. Percorrevo via Toledo e tracciavo senza fermarmi delle parole sulla carta, che avevo già, così come mi venivano a mente, un certo suono e una certa cadenza che rendevano più veloce e più cadenzato il mio passo.

Giunto a casa dell’amico e sedutomi al suo fianco, ho a più riprese posto quel foglietto accanto al piatto dove egli mangiava.

Niente. Finse sempre di non percepire il mio invito a leggere.

Finito il pranzo, con calma egli si alzò, sedette al pianoforte e suonò Scalinatella con le stesse note che tutto il mondo oggi conosce.

Io non rifeci e non aggiunsi, non sostituii mai alcun verso”





Murolo nel 1951



Ascoltiamola dunque cantata da Murolo potendo anche leggere il testo originale con la traduzione in italiano…





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Buon ascolto, se vi fa piacere,

da Tony Kospan





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