COMPIUTA DONZELLA
- POETESSA DEL MEDIOEVO -
a cura di Tony Kospan
Una donna del Medioevo ed in particolare una poetessa, Compiuta Donzella, di cui si sa poco… se non per alcuni giudizi espressi su di lei in prosa e poesia… ma che possiamo considerare quasi certamente la prima poetessa in lingua italiana (all'epoca si diceva "in volgare" essendo la lingua colta ancora il latino).
Quel che qui leggeremo, la sua storia... i giudizi su di lei e 2 suoi sonetti, ci aprono una finestra sia sulla sua persona che sulla poesia nel Medioevo.
Mentre leggiamo, se ci va, ascoltiamo questa musica dell’epoca.
COMPIUTA DONZELLA
LA SUA STORIA E QUEL CHE DI LEI HANNO SCRITTO
Resta un enigma storico Compiuta Donzella, il nome, o lo pseudonimo, sotto cui si cela una "rimatrice" fiorentina del Duecento. Si tratta probabilmente della prima donna che compone poesie in volgare italiano. Ci sono pervenuti soltanto tre suoi sonetti di gusto trobadorico e giullaresco, due dei quali dallo stile non lontano da quello del Petrarca. Data l’asssenza di altri riscontri letterari o biografici, sulla Compiuta (nome, all’epoca abbastanza comune all’epoca a Firenze) sono fiorite le più svariate ipotesi… spesso di fantasia. Ecco come Guittone d’Arezzo la definisce in questo che appare un esagerato panegirico delle sue virtù. "Soprapiacente donna, di tutto compiuto savere, di pregio coronata, degna mia Donna Compiuta, Guitton, vero devotissimo fedel vostro, de quanto el vale e po’, umilmente se medesmo raccomanda voi. ". Ma quel che possiamo evincere, con certezza, da queste espessioni scritte in un'epoca come quella medievale in cui molto raramente alle donne era concesso dedicarsi alla letteratura, è che Compiuta fu certamente una poetessa dotata d’indubbie qualità artistiche. A conferma di ciò ci sono anche due sonetti di un autore anonimo suo contemporaneo, che allude alla fama di Compiuta come autrice di poesie, in cui un verso così recita: "che di trobare avete dominanza". Il “trobar” fa riferimento ai "trobadours", poeti musicisti provenziali in gran voga all’epoca.
Ecco il sonetto in questione… dedicato a lei...
Gentil donzella somma ed insegnata,
I SUOI SONETTI
Ma ora avviciniamoci al suo cuore leggendo 2 suoi sonetti… di contenuti... opposti... Nel primo sembra disdegnare ogni contaminazione con l’amore umano... desiderando dedicarsi solo a quello divino... ma poi nel secondo svela invece l’aprirsi, in modo pieno del suo cuore, verso un uomo...
I SONETTO
LASCIAR VORRIA LO MONDO E DIO SERVIRE
Lasciar vor[r]ia lo mondo e Dio servire e dipartirmi d’ogne vanitate, però che veg[g]io crescere e salire mat[t]ezza e villania e falsitate, ed ancor senno e cortesia morire e lo fin pregio e tutta la bontate: ond’io marito non vor[r]ia né sire, né stare al mondo, per mia volontate. Membrandomi c’ogn’om di mal s’adorna, di ciaschedun son forte disdegnosa, e verso Dio la mia persona torna. Lo padre mio mi fa stare pensosa, ca di servire a Cristo mi distorna: non saccio a cui mi vol dar per isposa.
II SONETTO
ORNATO DI GRAN PREGIO E DI VALENZA
Ornato di gran pregio e di valenza e risplendente di loda adornata, forte mi pregio più, poi v’è in plagenza d’avermi in vostro core rimembrata ed invitate a mia poca possenza per acontarvi, s’eo sono insegnata, come voi dite c’a[g]io gran sapienza; ma certo non ne son [tanto] amantata. Amantata non son como vor[r]ia di gran vertute né di placimento; ma, qual ch’i’ sia, ag[g]io buono volere di servire con buona cortesia a ciascun ch’ama sanza fallimento: ché d’Amor sono e vogliolo ubidire.
FINE
POESIE? IL LORO MONDO? |
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